Secondo il trattato di Amsterdam, le politiche d'immigrazione e di asilo dovranno essere decise al livello dell'Unione Europea e non più a quello di ogni Stato membro.
Già da ora, i progetti di armonizzazione esistenti delineano i contorni di questa politica comune: limitazione delle ammissioni di extracomunitari, controlli alle frontiere esterne ed interne,
precarizzazione degli immigrati temporanei, accelerazione delle procedure di asilo, riduzione delle regole di Stato di diritto attualmente applicabili agli extracomunitari, sembrano costituire gli obiettivi essenziali dell'Europa di domani.
Così, l'Europa si erige a vera e propria fortezza di fronte alle straniere ed agli stranieri, vittime di ingiustizie o di persecuzioni. Nello stesso tempo sono incoraggiati l'arrivo e l'insediamento di stranieri di cui essa ha bisogno per la sua economia, salvo a rifiutarli nei periodi di crisi.
I clandestini lottano da tre anni per ottenere la regolarizzazione. Sulla base di criteri differenti a seconda dei paesi, ottengono risultati parziali. In diversi paesi dell'Unione, alcuni clandestini occupano luoghi pubblici e/o portano avanti scioperi della fame; insomma, essi lottano per farsi capire. Queste azioni, ancora frammentarie in questa fase, non potrebbero sintonizzarsi tra di loro e costituire un vasto movimento europeo per il rispetto dei diritti degli stranieri, per la regolarizzazione dei clandestini ?
L'armonizzazione progressiva delle politiche europee in materia di immigrazione si farà in modi essenzialmente repressivi, se gli europei e gli stranieri che vivono in Europa non definiranno revendicazioni comuni e non lotteranno insieme per farle adottare. Tuttavia, il parlamento europeo, nella sua risoluzione del 17 febbraio 1998, impegna « tutti gli stati membri a procedere alla regolarizzazione dei clandestini nel rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali ». Questa risoluzione non è stata applicata dagli Stati, e si è così favorito il mantenimento di una mano d'opera supersfruttata e il lavoro nero.
La difesa dei diritti degli stranieri è parte integrante della lotta per una Europa sociale, rispettosa degli uomini e delle donne che la compongono.
Per questo, le organizzazioni firmatarie dei paesi dell'Unione Europea fanno appello per una manifestazione europea sabato 27 marzo 1999 a Parigi, che sarà seguita da una riunione di lavoro durante la quale i rappresentanti di diversi paesi potranno informare gli altri della propria situazione e delle lotte in corso per la preparazione di nuove iniziative. Così, alla logica di chiusura e di repressione degli Stati in ossequio degli Accordi di Schengen, le nostre organizzazioni incominceranno insieme ad imporre l'effettiva presa d'atto delle loro rivendicazioni, dei loro diritti e delle loro libertà.